RICORDI DEGLI ANNI 50'/60'
RICORDI DEGLI ANNI 50'/60'
NOI CHE...
Noi che la penitenza era "dire fare baciare lettera testamento".
Noi che ci sentivamo ricchi se avevamo i pattini a rotelle.
Noi che dopo la prima partita c'era la rivincita, poi la bella e poi la bella della bella...
Noi che giocavamo a nomi, cose, animali, citta' ...(e la citta' con la D era sempre Domodossola)
Noi che ci mancavano sempre quattro figurine per finire l'Album Panini.
Noi che passavamo ore a vestire e giocare con le bambole.
Noi che ci divertivamo anche facendo "Strega comanda color..."
Noi che ci inventavamo giochi e storie.
Noi che ci emozionavamo per un bacio sulla guancia.
Noi che si andava in cabina a telefonare.
Noi che suonavamo i campanelli e poi scappavamo.
Noi che ci sbucciavamo il ginocchio, ci mettevamo il mercuro cromo, e piu' era rosso meglio era.
Noi che nelle foto delle gite facevamo le corna e eravamo sempre sorridenti.
Noi che a scuola ci andavamo da soli e tornavamo da soli.
Noi che se a scuola la maestra ti metteva una nota sul diario, a casa era il terrore.
Noi che le ricerche le facevamo in bibliotecha, mica su Googol.
Noi che il Primo Novembre era "Tutti i Santi", mica Halloween.
Noi che andavamo a scuola con la cartella di plastica e durava fino in quinta.
Noi che le merendine erano di pane burro e zucchero.
Noi che non potevamo bere la Cocacola troppo tardi perche' non ci faceva dormire.
Noi che pagavamo con le lire.
Noi che le femmine ci obbligavano a giocare a Campana.
Noi che i maschi ci obbligavano a giocare a calcio.
Noi che facevamo Palla Avvelenata.
Noi che facevamo a gara a chi faceva i palloncini piu' grossi con la gomma americana.
Noi che i termometri li rompevamo e le palline di mercurio giravano per tutta la casa.
Noi che i messaggini li scrivevamo su pezzetti di carta.
Noi che al nostro compleanno invitavamo i nostri compagni di classe.
Noi che facevamo il gioco della Bottiglia tutti seduti per terra.
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Ultima modifica di Snowbird il 11 lug 2010, 18:17, modificato 4 volte in totale.
Re: RICORDI DEGLI ANNI 50'
CHE BELLO ROS!!!QUELLO CHE HAI SCRITTO MI HA COMMOSSO TANTISSIMO.....
"ARIMORTIS"...E IL GIOCO SI FERMAVA'
"ARIMORTIS".....E IL GIOCO SI FERMAVA
Chi da bambino non ha mai alzato la mano per dire "Arimortis" ? Nella nostra infanzia, quando giocavamo per la strada a "Tighelet" (prendersi), a nascondino o a pallone. Se qualcuno cadeva durante il gioco o doveva fermarsi perché si era slacciata una scarpa. alzava prontamente la mano e gridava "Arimortis" e il gioco si fermava. Il malcapitato magari aveva un ginocchio che sanguinava, tutti, ci avvicinavamo per vedere cosa era successo. Si sputava sulla ferita, quello era il nostro disinfettante naturale. Un bambino gli prestava il fazzoletto, Appena si era fasciato, alzava la mano e coraggiosamente gridava "Arivivis" e si riprendeva a giocare come matti.
Nessuno correva in casa a piangere lamentandosi che si era fatto male. Altrimenti correvamo il rischio di non tornare più fuori. Avevamo le ginocchia piene di croste. Negli anni '50 non si usavano pantaloni lunghi, nemmeno i maschi, portavano solo pantaloncini corti e noi bambine le gonne, perciò quando si cadeva sul marciapiede o nel cortile, le ginocchia erano le prime e spelarsi. Giocare fuori con gli amici, era la nostra vita. Nessuno andava in palestra, gli sport erano nella nostra fantasia. Correre e divertirsi fino a quando veniva buio. Gridavamo "Arimortis" anche quando ci chiamava la mamma per dirci qualcosa, e poi riprendevamo in un attimo. Essendo una persona molto curiosa non ho potuto fare a meno di andare a fare delle ricerche sulla parola "Arimortis", a volte anche abbreviata con "Arimo". Questa espressione ha origini molto antiche, deriva dal latino e molto usata ai tempi dei Romani quando giocavano ai dadi. Prima di lanciare i dadi dicevano: "Alea vivi" cioè "Dadi vivi" e poi a lancio concluso "Alea mortis". Fine del gioco i dadi erano morti. Nel corso dei secoli la frase diventò "Alimortis" e poi di seguito "Arimortis". Al giorno d’aggi per fermare il tempo durante un gioco sportivo usano la parola americana “Time-Out”. Fermare il tempo. Ma noi bambini milanesi e in diverse province lombarde urlavamo il nostro “Arimortis” e ci fermavamo tutti seriamente per dare la possibilità, a chi aveva lanciato la parola, il tempo di riprendersi.
Nelle regioni del Veneto e in Friuli Venezia Giulia, per fermare il gioco dicono “Bàndius”, cioè divieto, mettere al “Bando” e per la ripresa gridano “Fine bàndius”. Ogni regione d’Italia ha le sue usanze. I bambini hanno giocato tutti allo stesso modo negli anni ’50, sia al Nord che al Sud. Giochi semplici, con la gioia nel cuore, sempre felici di sfogarsi correndo nelle strade o nei cortili. Senza nessuno che ci curava, Nessun genitore stava fuori a guardarci mentre giocavamo. eravamo da soli e ci organizzavamo benissimo. La mamma ci chiamava solo quando facevamo tardi per rientrare. E d’estate, finito di cenare, tornavamo fuori di corsa e riprendevamo i nostri giochi. Che ricordi stupendi abbiamo noi di una certa età. Potessimo ora gridare “Arimortis” per fermare il tempo quando c’è qualcosa che non va, per fermare tutto ciò che di brutto la vita ci regala. Ma purtroppo non si usa più. I nostri giovani, i nostri nipoti hanno altri giochi, usano parole inglesi, sono avanti anni luce dalla nostra infanzia, peccato però che non possono godere delle emozioni che abbiamo avuto noi. Perciò alzo la mano per gridare, per l’ultima volta, a tutti gli amici milanesi: ARIMORTIS !
Chi da bambino non ha mai alzato la mano per dire "Arimortis" ? Nella nostra infanzia, quando giocavamo per la strada a "Tighelet" (prendersi), a nascondino o a pallone. Se qualcuno cadeva durante il gioco o doveva fermarsi perché si era slacciata una scarpa. alzava prontamente la mano e gridava "Arimortis" e il gioco si fermava. Il malcapitato magari aveva un ginocchio che sanguinava, tutti, ci avvicinavamo per vedere cosa era successo. Si sputava sulla ferita, quello era il nostro disinfettante naturale. Un bambino gli prestava il fazzoletto, Appena si era fasciato, alzava la mano e coraggiosamente gridava "Arivivis" e si riprendeva a giocare come matti.
Nessuno correva in casa a piangere lamentandosi che si era fatto male. Altrimenti correvamo il rischio di non tornare più fuori. Avevamo le ginocchia piene di croste. Negli anni '50 non si usavano pantaloni lunghi, nemmeno i maschi, portavano solo pantaloncini corti e noi bambine le gonne, perciò quando si cadeva sul marciapiede o nel cortile, le ginocchia erano le prime e spelarsi. Giocare fuori con gli amici, era la nostra vita. Nessuno andava in palestra, gli sport erano nella nostra fantasia. Correre e divertirsi fino a quando veniva buio. Gridavamo "Arimortis" anche quando ci chiamava la mamma per dirci qualcosa, e poi riprendevamo in un attimo. Essendo una persona molto curiosa non ho potuto fare a meno di andare a fare delle ricerche sulla parola "Arimortis", a volte anche abbreviata con "Arimo". Questa espressione ha origini molto antiche, deriva dal latino e molto usata ai tempi dei Romani quando giocavano ai dadi. Prima di lanciare i dadi dicevano: "Alea vivi" cioè "Dadi vivi" e poi a lancio concluso "Alea mortis". Fine del gioco i dadi erano morti. Nel corso dei secoli la frase diventò "Alimortis" e poi di seguito "Arimortis". Al giorno d’aggi per fermare il tempo durante un gioco sportivo usano la parola americana “Time-Out”. Fermare il tempo. Ma noi bambini milanesi e in diverse province lombarde urlavamo il nostro “Arimortis” e ci fermavamo tutti seriamente per dare la possibilità, a chi aveva lanciato la parola, il tempo di riprendersi.
Nelle regioni del Veneto e in Friuli Venezia Giulia, per fermare il gioco dicono “Bàndius”, cioè divieto, mettere al “Bando” e per la ripresa gridano “Fine bàndius”. Ogni regione d’Italia ha le sue usanze. I bambini hanno giocato tutti allo stesso modo negli anni ’50, sia al Nord che al Sud. Giochi semplici, con la gioia nel cuore, sempre felici di sfogarsi correndo nelle strade o nei cortili. Senza nessuno che ci curava, Nessun genitore stava fuori a guardarci mentre giocavamo. eravamo da soli e ci organizzavamo benissimo. La mamma ci chiamava solo quando facevamo tardi per rientrare. E d’estate, finito di cenare, tornavamo fuori di corsa e riprendevamo i nostri giochi. Che ricordi stupendi abbiamo noi di una certa età. Potessimo ora gridare “Arimortis” per fermare il tempo quando c’è qualcosa che non va, per fermare tutto ciò che di brutto la vita ci regala. Ma purtroppo non si usa più. I nostri giovani, i nostri nipoti hanno altri giochi, usano parole inglesi, sono avanti anni luce dalla nostra infanzia, peccato però che non possono godere delle emozioni che abbiamo avuto noi. Perciò alzo la mano per gridare, per l’ultima volta, a tutti gli amici milanesi: ARIMORTIS !